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L’arte io non lo so

L'arte io non lo so

Dell’Arte e dell’Artista

Arte (definizione. Dall’enciclopedia Treccani) Arte: in senso lato, ogni capacità di agire o di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere un’attività umana in vista di determinati risultati.
Il concetto di arte come tèchne, complesso di regole ed esperienze elaborate dall’uomo per produrre oggetti o
rappresentare immagini tratte dalla realtà o dalla fantasia, si evolve solo attraverso un passaggio critico nel concetto di arte come espressione originale di un artista, per giungere alla definizione di un oggetto come – opera – d’arte.
Nell’ambito delle cosiddette teorie del ‘bello’, o dell’estetica, si tende infatti a dare al termine arte un significato…e bla, bla, bla… Ma… a che serve l’arte? A che serve… morire? Vivere, mangiare, bere, respirare, defecare? A che serve? A che serve sudare, puzzare, lavarsi e strofinarsi? A che serve amare, soffrire, gioire? A che serve dimenticare? E ricordare? A che serve sbagliare, comprendere, imparare? A che serve tentare di assomigliare a Dio piegando le forme ed i pensieri a nostra immagine e somiglianza facendoli artefatto?
Non è forse un modo per risvegliare il dio che è in noi per tentare di non dimenticare la sua voce lasciandolo per troppo tempo muto e morto?
A che serve l’arte? Forse a riassumere volta per volta ciò che comprendiamo di noi e ciò che ci circonda e ci impregna, ciò di cui siam fatti e a cui ambiamo, per definirne il peso, il volume l’intensità e l’essenza – la nostra – che dobbiamo definire e ridefinire di continuo, se non vogliamo sbagliare i calcoli che garantiscono il giusto assetto nel compimento di una traiettoria… Quella che garantisce la riuscita di questo nostro strano viaggio che è l’esistenza. E l’artista? A che serve l’artista? Forse a non far da servo a nessuno.
Nemmeno a se stesso; e al suo pensiero. A che serve un artista? Forse, a rendere nobile ed elegante l’uomo e l’umanità intera anche quando si ritrovano in mutande.
Non ci sono mutande più tristi ed avvilenti di quelle con cui copriamo le nostre idee…
Per questo l’artista, spesso, si trova in mutande. Altre mutande, però, e cioè quelle con cui copriamo – umilmente – il culo ed i coglioni… non le idee.

L’arte con la «A» maiuscola era finita.

636 tentativi per non definire l’arte contemporanea

Questa affermazione si sente spesso. Non tutti hanno un’idea chiara dell’arte e non è possibile darne una definizione univoca. Lo Studio Arsenale, data l’esperienza nel campo della comunicazione, dà la propria interpretazione ideando questa installazione artistica performativa con la funzione di manifestare pensieri, citazioni, critiche e dichiarazioni d’amore verso l’arte. Più di 400 fogli tappezzeranno un’intera stanza costruendo una scatola contenitore che avvolgerà completamente i visitatori con le parole e gli interrogativi che l’arte pone. Chi parteciperà sarà spettatore e attore attivo allo stesso tempo.
Per questo è stato messo a disposizione un computer su cui il visitatore potrà lasciare la propria idea in proposito. Parte integrante dell’opera sarà costituita dalla performance dell’attore Andrea Damarco mentre legge, rilegge, scrive, cancella e puntualizza il suo testo interrogandosi sul senso dell’arte e il compito dell’artista. Oggi. Ma anche ieri. I suoi dubbi risuoneranno nella stanza per tutta la durata della mostra ponendo nuovi dubbi ed interrogativi.

Lo studio Arsenale, agenzia di comunicazione visiva di Aosta, si avvale per il suo lavoro della grafica, della fotografia, del mondo web e non per ultima della parola. Francesca Alti, Davide Bongiovanni, Martina Bevilacqua, Didier Chuc e Alessandra Piccolo creano in questa occasione una sinergia per definire, criticare, lusingare, disconoscere, apprezzare, rifiutare, rincorrere il mondo dell’arte nell’epoca contemporanea.
Utilizzare strumenti contemporanei significa saperli plasmare, renderli duttili, adeguarli alla propria visione del circostante.
Noi di Arsenale crediamo che l’innovazione passi attraverso la scomposizione della realtà in infiniti frammenti che, per essere ricomposti in maniera originale, devono prima essere studiati e compresi fino in fondo. Per raggiungere questo obiettivo non si può prescindere dalla curiosità dallo studio continuo e ostinato, dalla contaminazione con tutte le forme d’arte.

Andrea Damarco, in quanto attore, si forma frequentando diversi corsi di recitazione in Francia, in Italia e in Inghilterra.
Dal 1988 ad oggi ha recitato con diverse compagnie per molti spettacoli teatrali (oltre 100 diverse produzioni), ha lavorato in due fiction televisive prodotte, una da RAI DUE e l’altra dalla Televisione Svizzera Italiana; ha partecipato ad alcuni lungometraggi, documentari, cortometraggi e video-clip in cui, oltre che in veste di attore, è stato autore delle sceneggiature e dei soggetti.
È autore di due racconti che sono stati pubblicati e di alcune canzoni.
Nel 1998, ha partecipato alla fondazione di una compagnia teatrale, Replicante teatro (di cui è tutt’ora co-direttore artistico) che, in quindici anni, ha prodotto oltre 40 spettacoli (alcuni invitati a importanti festival europei) rappresentati in Italia, in Francia e in Germania.


ARTE
quella vecchia parola di solo 4 lettere

Gabriele Crepaldi



An essential aspect of creativity
is not being afraid to fail.

Edwin Land



Per me, la pittura non è più in funzione dell’occhio; essa è funzione della sola cosa in noi che non ci appartiene:
la nostra VITA.

Yves Klein

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